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Jazz a distanza per Radio Monte Carlo

Remote Jazzing for Radio Monte Carlo

Foto by Victor Freitas da Pexels

Come già annunciato qualche giorno fa, Vivivaldy è impegnato a Umbria Jazz, insieme al team DirectOut, per garantire la remote production delle dirette di Radio Montecarlo nel corso della manifestazione.

Abbiamo intercettato Davide Gaddia, membro del team Direzione Tecnologie Production e Broadcasting Radio di RTI – Gruppo Mediaset per fargli qualche domanda sulla sua esperienza con Vivivaldy e capire come si è trovato con la nostra soluzione.

Anzitutto: come sei venuto a conoscenza di Vivivaldy?

DG – Si è trattato di una scoperta di tramite. Avevo sentito parlare di Vivivaldy nel corso dei webinar di Directout. Ho visto cosa poteva fare e mi è venuta l’idea di provare a utilizzarlo nel contesto di Umbria Jazz.

Come?

DG – Abbiamo tentato qualcosa che, in Italia, non mi risulta fosse mai stata fatta prima: la remote production integrale di una trasmissione radiofonica in diretta. A oggi, infatti, le strade per realizzare una trasmissione a distanza dalla sede principale di una radio erano solo due: o una diretta completa, o una diretta solo voce. Nel primo caso si deve ricreare fisicamente un duplicato dello studio, o in un’apposita location, o in un OB Van (Outside Broadcast Van) appositamente allestito. Nel secondo caso, invece, si sposta comunque un bel po’ di attrezzatura, ma il tecnico di regia rimane nella sede principale, dove vengono generati musica e contenuti, da aggiungere ai contributi della postazione remota. Una soluzione sicuramente più pratica, ma con la quale si perde il feeling tra tecnico e dj, che per alcune trasmissioni, invece è assolutamente vitale perché parte integrante della trasmissione. In entrambi i casi, poi occorre comunque far tirare due linee dedicate da un carrier telefonico, andando comunque incontro ad alcune scomodità, come ad esempio quella di configurarti un router, perché di solito il servizio del carrier termina all’installazione della borchia. E anche così hai comunque una latenza che va dai 150 ai 300 millisecondi.

Vivivaldy Rack

Mentre con Vivivaldy…

DG – Beh… anzitutto ci siamo dovuti portare dietro solo il minimo sindacale: un computer, un Prodigy, un controller MIDI Pro tools e un tecnico per gestire il tutto. In pratica così siamo riusciti a spostare il tecnico, lasciando l’attrezzatura nella sede di Milano. Il tecnico, grazie alla bassissima latenza aveva il preascolto del canale e lanciava brani, stacchi pubblicitari e mix di altre fonti locali, collegandosi direttamente al Prodigy di Milano e al mixer dello studio. Si aggiunga poi che tutto questo avveniva su dodici canali con audio non compresso e a bassa latenza. Finora non mi era mai capitato di gestire audio lineare non compresso a distanza, perché il codec che noi usiamo in realtà sarebbe pensato per un semplice utilizzo in stereo, cioè su due soli canali, mentre grazie a Prodigy e Vivivaldy abbiamo fatto qualcosa di davvero impressionante. E il nostro dj in loco, Nick the Nightfly, non ha minimamente notato la differenza tra la soluzione adottata e l’allestimento di uno studio realizzato apposta per l’occasione. Anzi: aveva assolutamente lo stesso feeling e questo era proprio l’obiettivo che ci eravamo prefissati.

radio montecarlo console

Secondo te si aprono nuovi scenari con questa tecnologia?

DG – Senz’altro. Anzitutto il fatto di dover portare così poca attrezzatura è un grosso vantaggio. Praticamente abbiamo tutto lo studio in un singolo flightcase già preconfigurato e quindi questa soluzione si adatta bene a ogni circostanza possibile immaginabile. E poi, vista la bassa latenza, potrei pensare anche ad altre applicazioni: ad esempio con R105 andiamo in onda da 10 anni con collegamenti da Miami. Sarebbe senz’altro interessante organizzare una trasmissione con dialoghi serrati tra i nostri collaboratori separati da kilometri. In trasmissioni di questo tipo, infatti, qualsiasi latenza è percepita dall’ascoltatore come un piccolo buco, mentre Vivivaldy permetterebbe di azzerare la distanza permettendo ai nostri di parlare come se fossero uno davanti all’altro, anche se in realtà si trovano sule sponde opposte dell’oceano Atlantico.

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